L’aquilone volava alto; guadava fiero nei fiumi del cielo. L’aquilone volava alto; sul mare luccicante e nel sole vantava ogni sua forma e colore. Un riflesso sottile, però, gli ricordava perenne l’indissolubile legame ed esso sempre più sentiva di non essere davvero libero; così si spinse oltre, forzò l’estensione del rifratto e lo spezzò. L’aquilone volò finalmente più in alto; più in alto dell’azzurro, oltre le nubi, oltre le appartenenze, sempre più in alto, oltre il soffio del vento e del suo stesso respiro. © Rita Veloce
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RODI
Paese mio che ti arrampichi sul mare, scoglio sugli scogli, così ti voglio ricordare. Rivedere, senza oblio, il porticciolo salutare umilmente il pescatore che torna sorridente all’arenile; piccolo così lo voglio rimembrare, che le onde lo potevano attraversare. Un pugno di bianche casette, umili di mura e semplici di cuore. Eppure, allora, l’età mia acerba come vestito stretto lo sentiva sulla pelle. Ora di quei semplici tessuti vorrei tornare a vestirmi. Ma il profumo di salsedine, sposa ancora quello delle zagare; inebria ancora l’odore del pane caldo tra i viottoli di pietra e a me basta chiudere gli occhi per ritrovarlo ancora, così come allora, nel profondo d’un ricordo. © Rita Veloce “Dedicata al mio paese natio e a tantissimi ricordi ad esso legati” Rita Veloce, poetessa e scrittice. Ha, inoltre, già pubblicato un libro di fiabe (LATTE DI LUNA), una silloge poetica (I COLORI DEL VENTO) eun libro di racconti (PROFUMO DI GINESTRE) Non serve raggiungere il cielo per brillare come stelle. Ho visto stelle illuminare la notte quando era più cupa d’un tronco marcito o splendere tra le crepe di quattro muri scalcinati e orfani d’amore. Ma ancor di più le ho viste illuminarsi tra le vesti lacere d’un uomo avariato ai piedi d’un marciapiede indifferente o tra gli acri odori dell’etere e del sangue in corsie sorde e fredde dove il dolore è un eco muto di sogni. Le ho viste brillare tra nuvole di polveri sterili e purulente o nel fango d’esondazioni d’egocentrismo. Le ho viste tra le macerie della vita, tra viscido e vomito, tra sudore e rimpianto; tra palmi colmi solo di calli e bestemmie, accanto a cuori aridi di speranza o perdono. Le ho viste riportare luce agli sguardi persi, ripudiati dalla gioia. Le ho viste brillare dove le lacrime tracimavano da solchi di vissuto o sull’arsura di palpebre ormai stanche. Forse non sono poi tante come quelle che paiono eterne nel cielo, ma come diamanti incastonati nel vento, la loro luce consola, in mille sfaccettature, l’intero universo. © Rita Veloce Rita Veloce, poetessa e scrittice. Ha, inoltre, già pubblicato un libro di fiabe (LATTE DI LUNA), una silloge poetica (I COLORI DEL VENTO) eun libro di racconti (PROFUMO DI GINESTRE) Poesia selezionata come meritevole nel 1^ Concorso Nazionale Letterario "Nuovi Occhi sul Mugello" Guardami Cristina; guarda le mie ferite, i miei polsi, le caviglie segnate. Ho lividi sulla schiena, sulle gambe, sulle braccia; ho tagli sulla pelle satura di strazi. Ma tu non vedi nulla. Nessuno vede, amica mia. Eppure dell’odore del sangue si pregna ogni mia lacrima muta; è la mia anima che si dissangua, l’emorragia del mio cuore martoriato. Ma tu, lo so, non vedi nulla. Nessuno vede, amica mia. È tutto celato nel profondo d’un “io”annullato, dove non arriva più la luce. È lì che s’attorciglia il filo spinato della mia vita, il nervo di bue taciuto, ingoiato; pregna d’una vergogna che non è mia. Trafitta nei sogni, sbrindellata. Oh come invidio chi mostra segno che svela e a confessione costringe. Ora, amica mia, so che li vedi; li vedi tutti. Aiutami a scarnarli via dai miei tormenti. Prendi la mia mano impaurita e accompagnala lontano da questi cascinali isolati; il Mugello che mi vide fanciulla sorridente offre ancora spazi liberi e sinceri. Rita Veloce © 2014 Poesia selezionata come meritevole nel 1^ Concorso Nazionale Letterario "Nuovi Occhi sul Mugello" e presente nell'omonima Antologia Letteraria Rita Veloce, poetessa e scrittice. Ha, inoltre, già pubblicato un libro di fiabe (LATTE DI LUNA), una silloge poetica (I COLORI DEL VENTO) eun libro di racconti (PROFUMO DI GINESTRE) Nadra tiene la piccola manina adagiata su d’un palmo quasi fosse un petalo di rosa su quella riva negata amica; più non stringe, più non trema e non più col tepore si sposa. Nadra gridò che era sua figlia quando l’onda glie la strappò quasi a volerlo ricordare al mare, ma a nulla servì gridare. Nadra non se lo perdona; eppure la cingeva stretta, eppure le teneva alto il viso, eppure già quasi toccava sponda; ma al calice della morte Ella bevve. Nadra ha pianto sale amaro, come l’acque che le hanno tradite ed ora in secca è il suo dolore; negli abissi la sua anima, come quel maledetto barcone. Nadra ha la morte ora nel cuore; ma Nadra non ha il diritto di morire. Due profondi occhi scuri, scuri come il mare di quella notte, attendono quel palmo di madre caldo che stringa forte le sue paure. Il suo palmo combaciante e avvinto al palmo della mamma ha da cingere ancora un sogno; verranno ancora onde, ma ancora più stretto lo terranno. Lei e il suo bambino non si arrenderanno. Smetterà Nadra di carezzare un visino ormai gelido. Smetterà di sfiorare ciocche intrise di lacrime e salsedine. Smetterà, lo farà. Ma lasciatele ancora un ora; un ora di pietà. Il dolore ingoierà nel profondo del dolore; per lui, per quel piccolo cuore che ancora batte. Diranno addio a chi chiamarono figlia e sorella; le diranno addio in una terra dove Ella non nacque e dove mai sbarcò. Porterà via un solo suo bambino, Nadra, da quel maledetto mare, ma di speranze eterno. Rita Veloce © 2013 Rita Veloce, poetessa e scrittice. Ha, inoltre, già pubblicato un libro di fiabe (LATTE DI LUNA), una silloge poetica (I COLORI DEL VENTO) eun libro di racconti (PROFUMO DI GINESTRE) Alegria danzava su note di viella, musiche incise negli spartiti della memoria di vecchi suonatori; danzava per le strade aperte al cielo, nei quartieri assetati del suo tempo. Danzavano le sue vesti, in quei vicoli ingordi, in un giorno d’estate e mentre più cocente risplendeva il sole, lasciò cadere il suo candore. Troppo in fretta è giunto poi l’inverno. Il vento freddo, tra i solchi del suo viso, è sfuggito alla sua età. I sogni si sono disciolti nelle gocce di sudore d’un ladro d’amore che le cambiò il nome. La speranza annegata nelle lacrime d’un ingenuità finita. Disperso ormai è il suo cuore, lontano dal nido che ripudiò il suo volo. Danza Alegria, danza ancora, danza sola; una danza senza sorriso e senza pianto. «Madre, crudele fu chi bevve al calice della mia notte, ma ancor più lo è chi non vede il mio dolore». © Rita Veloce Rita Veloce, poetessa e scrittice. Ha, inoltre, già pubblicato un libro di fiabe (LATTE DI LUNA) e una silloge poetica (I COLORI DEL VENTO). |
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